
06 Nov Di elefanti, innovazione, trasformazione e on-line
C’è un’antica storia, “Gli uomini ciechi e l’elefante”.
Un re un giorno ordinò che tutti gli uomini ciechi della capitale venissero condotti nel suo palazzo. Li riunì in una sala, fece portare dentro un elefante e chiese a ognuno di quegli uomini di descriverlo.
“Puoi dirmi, che tipo di cosa è un elefante?”
Uno di loro, toccando la testa dell’elefante, disse che era come un grande vaso. Un altro, che aveva tastato la coda, disse invece che era come una corda. Un altro ancora, posando la mano sull’orecchio, commentò che era come un ventaglio. Un altro, tastando il fianco, disse che era simile a un muro. Altri ciechi risposero che assomigliava a un pilastro, un tubo, e così via. Ognuno descrisse una parte diversa dell’elefante in base alla sua esperienza personale. I ciechi cominciarono a litigare tra loro, asserendo ciascuno di essere nel giusto e che gli altri si sbagliavano.
La storiella ci dice che ognuno di noi ha “conoscenza” di un aspetto della realtà, mentre nessuno detiene tutta la verità. L’immagine che ogni uomo ha dell’elefante è vincolata dai confini della propria esperienza.
Le credenze pertanto non sono la realtà. Non sono fatti. Sono costruzioni della nostra mente, spesso frutto di un processo inconscio.
Se i nostri ciechi si limitassero a confrontare le proprie idee, potrebbero ottenere un’immagine dell’elefante nella sua interezza, forse non perfetta, ma certamente migliore. Questo però significherebbe mettere in discussione le proprie convinzioni e attivare un cambiamento di mind-set, passare cioè dalla difesa delle proprie convinzioni all’apertura verso il nuovo, verso “il diverso da quello che ho sempre pensato e creduto”.
Questo passaggio, così sfidante, è innovazione.
L’innovazione è certamente tecnologica ma prima di tutto è di approccio.
Approccio capace di accogliere il nuovo che si presenta, di mettere in discussione le lenti con cui abbiamo sempre guardato la realtà, di mettere in discussione il nostro bagaglio fatto di convinzioni, valori, esperienze, non per buttarlo a mare ma per farlo evolvere in qualcosa di migliore.
L’innovazione, quindi, è anche un processo trasformativo della persona, del suo approccio alla realtà, alla lettura dei fenomeni, al confronto con gli altri.
Uno tra gli strumenti più potenti per attivare e supportare il processo trasformativo delle persone è il coaching. Il coaching apre infatti quella porta che consente di vedere come quello che per noi prima era “l’elefante” in realtà era solo la sua coda, o la sua testa. È quindi, il coaching, il processo e lo strumento attraverso il quale ognuno di noi può riconoscere il proprio bagaglio, e riconoscendolo, trasformarlo da possibile zavorra a preziosa risorsa.
E in tutto questo cosa c’entra l’online?
L’emergenza Covid ci ha fatto scoprire, anche forzosamente, le ampie possibilità della comunicazione online. Così anche le relazioni di coaching, dalla presenza si sono spostate in spazi virtuali, permettendoci si superare agevolmente le distanze, aprendo dunque nuove possibilità e intensificandole.
E il coaching online può addirittura aumentare la propria efficacia di servizio e di risultato, per 3 motivi basilari:
C’è maggiore attenzione e concentrazione su ascolto e modalità comunicative, che devono caricarsi di autenticità, empatia, rispetto. Il calore della situazione in presenza e della comunicazione non verbale, per quanto preziosi, talvolta possono diventare “rumore” e distrazione tra coach e coachee
Si valorizza la competenza del coach nella predisposizione delle sessioni di coaching online, che devono essere più strutturate e comprendere modalità di stimolo, coinvolgimento, accoglienza.
L’utilizzo più consapevole e mirato della riflessione e del lavoro in asincrono, che può essere una parte importante dei percorsi di crescita individuale.
Quindi anche il coaching online può mantenere la propria efficacia se il coach riesce a preservare lo human touch all’interno della esperienza mediata da tecnologia.
Se ci si apre al nuovo che avanza, se vediamo nell’on line un territorio da percorrere, il processo trasformativo individuale può realizzarsi con ancora più potenza.
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